Il Grounding


a cura di Chiara Brentan (2012)

“Vi sono certe verità che ritengo siano fondate nella realtà, come l’importanza di una buona respirazione, il valore della libertà dalle tensioni muscolari croniche, il bisogno di identificarsi con il proprio corpo, il potenziale creativo del piacere.”  (A. Lowen, Bioenergetica, 1983).

 

Il grounding è la posizione di base degli esercizi bioenergetici: i piedi paralleli appoggiati a terra  e distanti tra loro circa 20 cm, con le punte leggermente rivolte verso l’interno, le ginocchia morbide leggermente flesse, la colonna vertebrale allineata senza essere tesa, le braccia rilassate lungo i fianchi, ventre rilassato aperto ad una respirazione profonda e testa presente.

Lowen descrive così la ‘scoperta’ del grounding: “Lavorando su me stesso, sviluppai le posizioni e gli esercizi di base che oggi sono quelli classici della bioenergetica. Sentivo il bisogno di un lavoro più radicale sulle gambe: cominciai ad adottare la posizione in piedi invece di quella sdraiata usata da Reich. Allargavo le gambe, voltavo le punte verso l’interno, piegavo le ginocchia e arcuavo la schiena, nel tentativo di mobilitare la metà inferiore del mio corpo. Mantenevo per parecchi minuti questa posizione che mi consentiva di sentirmi più vicino al suolo: inoltre essa aveva l’effetto di rendere più profonda la respirazione addominale. Poiché questa posizione produceva una certa tensione nella parte inferiore della schiena, pensai di invertirla piegandomi in avanti e sfiorando il pavimento con la punta delle dita, sempre tenendo le ginocchia leggermente flesse. La sensazione che provavo nelle gambe crebbe; le gambe cominciarono a vibrare.” (A. Lowen, Bioenergetica, 1983).

In modo più esteso il grounding si presenta negli esercizi in cui la pianta del piede è a contatto col suolo e indica la sensazione del contatto tra i piedi e la terra: “La sensazione del contatto tra i piedi e il terreno è conosciuta in bioenergetica come ‘grounding’. Questo indica una corrente di eccitazione che scorre attraverso le gambe fino ai piedi e al terreno.” (A. e L. Lowen, Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica, 1979).

Questo flusso energetico è associato al respiro: “… in modo tale che quando il flusso è libero e profondo l’eccitazione fluisce nello stesso modo. Se il respiro o il flusso sono bloccati, la persona non percepisce il proprio corpo al di sotto del blocco. Se il flusso è limitato, anche il sentire è ridotto. (…) dato che l’onda di eccitazione attraversa il bacino nel suo scorrere verso il basso, qualunque rilevante disturbo sessuale bloccherà il flusso energetico verso le gambe e i piedi.” (A. L. Arrendersi al corpo, 1994).

Il grounding quindi, non è semplicemente dato dal poggiare i piedi per terra,  ma dal sentirsi profondamente in contatto col terreno e con il corpo: il contatto dei piedi col terreno associato al ritmo del respiro favorisce  il contatto col proprio corpo e con le sensazioni fisiche, dalla testa ai piedi, con il flusso energetico che lo percorre e con eventuali blocchi e contrazioni, nonché con la propria sessualità.

Un buon grounding è connesso allo stato di vitalità del corpo: alla profondità della respirazione, al rilascio delle tensioni muscolari e all’avere piedi e gambe vive che possano effettivamente sentire il contatto col terreno e permettere il flusso di eccitazione che si esprime attraverso il fenomeno della vibrazione… “Per percepire il terreno, gambe e piedi devono avere una carica energetica. Devono essere vive e mobili; ossia devono mostrare un movimento spontaneo e involontario come la vibrazione… quando gambe e piedi sono pienamente vitali, l’individuo può sentire una corrente di eccitazione che li percorre, li eccita, li scalda e li fa vibrare” (A. Lowen,  Arrendersi al corpo, 1994).

Avere grounding significa anche in senso più ampio avere i piedi ben piantati per terra.

La parola grounding può essere tradotta con ’radicamento’ e fa riferimento al fatto che connettersi con la sensazione del contatto con la terra permette un maggiore contatto con la realtà, sia interna che esterna: “Allora si è collegati alla terra, non si è ‘sulle nuvole’ o ‘per aria’(…) Può essere usato per significare anche che una persona sa dov’è e sa chi è. Quando ha i piedi per terra, una persona ha ‘la sua posizione’, cioè è ‘qualcuno’. In un senso più ampio, il grounding rappresenta il contatto di un individuo con le realtà base della sua esistenza” . (A. e L. Lowen, Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica, 1979).

Il grounding si può definire come un  contatto profondo con se stessi che favorisce una maggiore sicurezza e consapevolezza della propria identità, come radicata nel proprio corpo.

Radicare la propria identità nel corpo significa essere centrati nel qui e ora, nel presente della sensazione corporea e del contatto con sé e con l’ambiente; questo  permette anche di percepire la propria identità come un processo dinamico piuttosto che come un’idea statica e cristallizzata, ed influenza anche il proprio modo di percepire il mondo e la realtà, cercandola nel sentire, nella ‘realtà del proprio cuore’ piuttosto che in un’idea di come la realtà dovrebbe essere… “molte persone equiparano la realtà alla norma culturale, più che a ciò che sentono nel loro corpo. Naturalmente, quando il sentire è assente o ridotto, essi cercano un significato alla vita oltre il sé. Gli individui che hanno un corpo vivo e vibrante possono sentire la realtà del loro essere…” (A. Lowen, Arrendersi al corpo, 1994).

 Il qui e ora diviene allora  il centro fluente  tra passato e futuro, e ci si possa sentire realmente centrati nel presente e nel contempo  in contatto con la propria storia, radici, così come con la propria progettualità.

Il grounding è anche la possibilità di lasciarsi andare: la sensazione di avere i piedi ben piantati per terra offre un senso di sicurezza nella possibilità che la terra e le nostre gambe ci sostengano; la parte alta del corpo, che nella vita quotidiana è spesso inconsapevolmente tesa e contratta, si può rilassare, lasciare andare sul sostegno sicuro delle gambe. Il ventre è rilassato e aperto ad una respirazione profonda: in questo modo ampliamo la possibilità di sentire e rimanere in contatto con le nostre sensazioni emotive, viscerali e con le sensazioni sessuali.

 Energeticamente possiamo permettere al nostro baricentro di scendere da una parte alta (la testa e le spalle) dove risiede il mondo delle idee, il controllo e l’eccitazione superficiale, alle parti basse del corpo dove risiedono gli istinti e il contatto con parti più profonde di noi stessi.

Essere in contatto con le proprie pelvi, permette di identificarsi con il proprio corpo e di aprirsi al piacere: “Egli è  radicato nella terra, identificato con il proprio corpo, consapevole della propria sessualità, è teso verso il piacere.” (A. e L. Lowen, Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica, 1979).

La sicurezza nella propria identità si associa più alla flessibilità che non alla rigidità: quando una persona sa chi è può permettersi di aprirsi agli altri e di sperimentare senza identificarsi in un’immagine stereotipata di sé o arroccarsi in un Io da difendere, proprio come un albero ben piantato nel terreno può sostenere rami lunghi e flessibili.

Quando è possibile allentare le proprie difese, l’organismo si rilassa e procede da uno stato di maggiore contrazione ad uno stato di naturale apertura verso il piacere.

Il grounding, come sensazione di sicurezza in se stessi, permette di lasciarsi andare e nel contempo di essere presenti e poter regolare per il proprio benessere apertura e chiusura in modo dinamico.

Non si tratta infatti dell’ebbrezza di lasciarsi andare in volo verso l’ignoto, ma della possibilità di esplorare e sentire, contemporaneamente aperti, recettivi e padroni di sé.

Infatti avere grounding significa anche ‘stare sulle proprie gambe’ cioè poter stare in piedi da sé , condizione tipicamente adulta,  e deambulare liberamente nello spazio sentendo  la possibilità della propria autonomia… “Grounding denota anche uno stato di indipendenza e maturità. Con la stessa simbologia stare in piedi rappresenta una posizione più adulta che non giacere su un letto, che ha una connotazione più infantile…” (A. Lowen, Arrendersi al corpo, 1994).

In questo senso il grounding in quanto radicamento in se stessi e possibilità di contattare profondamente le proprie sensazioni ed emozioni  senza fuggire, si pone come principio di libertà e antidoto ai fenomeni della dipendenza sia nei termini di dipendenza affettiva nelle relazioni che di abuso di comportamenti o di sostanze; per esempio Lowen analizza in questi termini la posizione del seguace verso un ‘maestro’ : “La resa al leader significa la regressione all’infanzia, associata all’abdicazione di potere e responsabilità… l’adepto prova un sentimento di libertà ed innocenza. (…) Le illusioni possono produrre sentimenti reali, che però non sopravvivono al crollo dell’illusione, e tutte le illusioni inevitabilmente crollano” (A. Lowen, Arrendersi al corpo, 1994) Poter contare sulle proprie gambe, permette di lasciarsi andare senza aggrapparsi ad illusioni e di poter sentire la propria verità interiore (dolore compreso) senza la necessità di coprirla con il rumore della dipendenza.

In definitiva, avere grounding significa essere equilibrati: “L’importanza di avere il proprio centro nel basso ventre è riconosciuta dalla maggior parte degli orientali. Se una persona è centrata in questo punto, di essa si dice che ha hara, cioè che è equilibrata tanto fisicamente quanto psicologicamente. La persona equilibrata è calma e disinvolta: tutti i suoi movimenti sono esenti da sforzo e tuttavia sono compiuti con destrezza.” (A. e L. Lowen, Espansione e integrazione del corpo in bioenergetica, 1979).

Naturalmente avere o non avere grounding  non è una condizione statica, né definitiva. Ognuno di noi ha una certa predisposizione ad avere più o meno contatto con il proprio corpo e con la realtà, una predisposizione modellata anche dagli stress ambientali in cui siamo cresciuti, dalle nostre sensazioni e reazioni all’ambiente e all’adattamento che abbiamo trovato nel rapporto con esso. Così come ognuno di noi può approfondire il proprio grounding e con esso il proprio equilibrio psicofisico e la propria ‘grazia’… “Quando la paura è molto intensa, la persona può effettivamente ritirare dal corpo ogni possibilità di sentire, limitando la coscienza alla testa. (…) Il contatto con la realtà non è una condizione del tipo tutto-o-nulla. Alcuni di noi sono in contatto con la realtà più di altri, che sono maggiormente distaccati (…) La resa al corpo si associa alla rinuncia alle illusioni e al contatto con la realtà del suolo.” (A. Lowen, Arrendersi al corpo, 1994).

Il grounding è anche una ‘controcultura’, un sistema di valori antitetici a quelli proposti dalla cultura dominante. Nella cultura occidentale del nostro tempo prevalgono infatti i valori dell’Ego: il successo, il denaro, il possesso di oggetti alla moda. Si parla di ‘società narcisista’ e di valori ‘irreali’. E’ l’insicurezza nel proprio radicamento che porta alla ricerca di una compensazione egoica, la negazione dei propri reali bisogni che produce lo spostamento su bisogni fittizi, in grado di offrire eccitazione e fugaci gratificazioni: “nella nostra cultura vi è una mistica della ricchezza... (…) Non c’è denaro che possa dare le soddisfazioni interiori che, sole, rendono la vita degna di essere vissuta. Nella maggioranza dei casi, la spinta al guadagno devia l’energia da attività più creative e più appropriate all’espressione di sé, e ne consegue un impoverimento dello spirito.” (A. Lowen, La depressione e il corpo, 1980.)

Al contrario per chi pone il proprio centro nel basso ventre ed è in grado di godere del piacere della vibrazione del corpo e del contatto col terreno, i valori si identificano con la gioia di vivere e l’amore per sé e per gli altri che fluisce quando si sperimenta l’apertura del cuore: “I valori del corpo invece sono direttamente connessi alle sensazioni fisiche. Eccone tre esempi: stare in piedi con dignità, muoversi con grazia, parlare con integrità. Un individuo che possiede queste qualità è benedetto da un senso di gioia che illumina la sua vita come un sole (…) è in grado di aprirsi e di darsi in modo più libero e pieno a qualsiasi attività o relazione. Questo è amore, perché coinvolge un’apertura del cuore.” (A. Lowen, Onorare il corpo, 2011).

 

 

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