Nella generazione dei nostri nonni, o forse per qualcuno anche dei nostri genitori, venivano al mondo molti figli e spesso non tutti sopravvivevano... In alcune famiglie quindi nei primi anni
c'era una certa tutela nell'affezionarsi troppo al nascituro. In molte situazioni l'amore fioriva istintivo senza occupare l'attenzione... impegnati tutti nella praticità della sopravvivenza.
Nel giro di poche generazioni il figlio è divenuto un bene più raro e prezioso, spesso molto atteso e pensato, l'amore fiorisce su una base materiale spesso instabile ma meno a rischio di
sopravvivenza e si districa piuttosto tra i progetti personali e di coppia, tra desideri, aspettative, stress e ricerca di soddisfazioni.
Le generazioni precedenti si nutrivano della morale della sobrietà. Ci arrivano da loro messaggi come non allattarlo troppo, non prenderlo troppo in braccio, non prestargli troppe attenzioni...
così lo vizi! Così crederà che la vita offra tutto e subito e si scontrerà poi con la sua durezza!
Oggi nuotiamo piuttosto nella società liquida dai valori instabili, ci aggrappiamo a vacillanti 'va dove ti porta il cuore' solo che spesso abbiamo smarrito la mappa e non sapiamo neanche noi
dove ci porta... E così a volte timorosi di perdere il nostro potere mettiamo regole e frustriamo i bisogni del nostro bambino, altre volte lo zittiamo offrendogli risposte ancor prima che possa
lamentarsi... come un po' a voler ripagare anche il bimbo che c'è in noi e le mancanze ricevute, o anche per non confrontarci col fastidio di stare con lui nella frustrazione... quando piange e
si lamenta o si arrabbia...
In questo caos un faro c'è.
Il bambino nasce semplice, un organismo perfettamente in contatto coi propri bisogni e capace di manifestarli con vitalità. Non ha senso frustrare attivamente e volontariamente i suoi bisogni
naturali, a meno che l'obiettivo non sia semplicemente privarlo di autoregolazione e ridurlo in nostro potere.
C’è stato un tempo in cui forse dalla prima educazione si forgiavano futuri buoni soldati.
Oggi proprio in questa società liquida è importante valorizzare l’autoregolazione che è la mappa per gestire la libertà.
Possiamo avere fiducia nel nostro bambino. E possiamo avere fiducia in noi come genitori, nella nostra capacità di ascoltarlo, sentirlo e rispondergli.
I suoi bisogni non saranno sempre soddisfatti subito, nonostante la nostra amorevole premura.
Ci pensa la realtà a offrire le frustrazioni ottimali. Non sempre avremo la possibilità di accorrere immediatamente quando piange. Non sempre la situazione sarà ottimale per il suo sonno. Non
sempre saremo realisticamente disponibili.
Possiamo avere fiducia. Il nostro bambino è in grado di superare gli ostacoli. Nasce competente ad affrontare la vita e i limiti. Nasce competente ad imparare l'attesa e nell'attesa a scoprire le
proprie risorse e via via che cresce a scoprire per esempio la propria immaginazione e creatività.
A noi adulti il compito di essergli vicino e sostenerlo, di vivere con lui le inevitabili frustrazioni, trasmettendogli fiducia anziché ansia, accettazione e sostegno anziché giudizio critico.
Possiamo essere amorevoli e stargli accanto nonostante i limiti e le frustrazioni della realtà, senza bisogno di far di tutto per nasconderle ed evitargliele e senza bisogno di inventarne noi di
nuove.
Non esistono bambini amati troppo, l'amore non ha una misura in eccesso.
Esistono bambini amati male.
Amiamo male i nostri figli quando in loro amiamo un'immagine riflessa del nostro essere buoni genitori, o del bambino perfetto della nostra fantasia, e non accettiamo invece di amare e amarci
come siamo, sporcandoci anche un po' con i nostri limiti.
Amiamo male i nostri figli quando vorremmo proteggerli da ogni male e così facendo non li aiutiamo a sperimentarsi e li priviamo della loro libertà.
Amiamo male i nostri figli quando stancamente diciamo sempre sì, senza ascoltare se quello che offriamo è una risposta buona al suo bisogno.
Amiamo male i nostri figli quando non ce la facciamo a stare vicino, a trascorrere del tempo insieme, a stare in contatto col cuore... e cerchiamo compensazioni.
Amiamo male i nostri figli quando ci dimentichiamo di noi stessi e dei nostri bisogni e ruotiamo esclusivamente attorno alle richieste del nostro bambino.
Amiamo male i nostri figli quando siamo disorientati e molliamo a lui il peso di scelte da adulti.
Amiamo male i nostri figli quando abbiamo paura di aprire il nostro cuore e sentire il nostro amore e lasciarci andare.
Ci sono molti modi per amare male... quando amiamo male un po' viziamo i nostri figli... costruiamo con loro vie distorte per rispondere a bisogni semplici.
Insegnamo loro a non amare bene.
In alcuni casi insegnamo loro non tanto ad essere buoni soldati, e nemmeno uomini liberi… Ma buoni consumatori.